Bangui, la Capitale Spirituale il Giubileo della Misericordia
Romena: testimoni di misericordia
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Quello che papa Francesco chiede simbolicamente ai giovani di tutto il mondo, in quest’anno giubilare, per mezzo dei loro coetanei centrafricani è: "di resistere, avere il coraggio della resistenza, della lotta per il bene! Chi fugge non ha il coraggio di dare vita. Alcuni di voi mi faranno la domanda: “Ma, Padre, cosa possiamo fare? Come si fa per resistere?â€. Io vi dirò due o tre cose che forse saranno utili per voi, per resistere". 
 Prima di tutto, la preghiera. La preghiera è potente! La preghiera vince il male! La preghiera vi avvicina a Dio che è l’Onnipotente. Non dimenticatelo! Secondo: lavorare per la pace. E la pace non è un documento che si firma e rimane lì. La pace si fa tutti i giorni! La pace è un lavoro artigianale, si fa con le mani, si fa con la propria vita. Ma qualcuno mi può dire: “Mi dica, Padre, come posso fare, io, l’artigiano della pace?â€. Primo: non odiare mai. E se uno ti fa il male, cerca di perdonare. Niente odio! Molto perdono! Lo diciamo insieme: “Niente odio, molto perdono†[tutti ripetono nella lingua sango]. E se tu non hai odio nel tuo cuore, se tu perdoni, sarai un vincitore. Perché sarai vincitore della battaglia più difficile della vita, vincitore nell’amore. E attraverso l’amore viene la pace. 
Voi dovete essere coraggiosi. Avete capito cosa significa essere coraggiosi? Coraggiosi nel perdono, coraggiosi nell’amore, coraggiosi nel fare la pace. D’accordo? Lo diciamo insieme? “Coraggiosi nell’amore, nel perdono e nel fare la paceâ€. 
 Leggi il discorso integrale di Papa Francesco ai Giovani centroafricani, nella Piazza della Cattedrale, a Bangui (Repubblica Centrafricana).
Coraggiosi nell’amore, nel perdono e nel fare la pace
Doyè Siriri
Oggi Bangui diviene la capitale spirituale del mondo. L’Anno Santo della Misericordia viene in anticipo in questa Terra. Una terra che soffre da diversi anni la guerra e l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace. Ma in questa terra sofferente ci sono anche tutti i Paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra. Bangui diviene la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana, per tutto il mondo, per i Paesi che soffrono la guerra chiediamo la pace! E tutti insieme chiediamo amore e pace. 
Tutti insieme! (in lingua sango) “Doyé Siriri!â€. 
E adesso con questa preghiera incominciamo l’Anno Santo: qui, in questa capitale spirituale del mondo, oggi!
la storia/1
Ripercorriamo adesso attraverso il Blog di padre Aurelio Gazzera, missionario carmelitano, a Bozoum, in Centrafrica, il Viaggio di papa Francesco. La visita del Papa in Centrafrica 1 Qui, proprio qui, questa sera sarà il centro del mondo, il centro della Chiesa: qui Papa Francesco aprirà la Porta Santa, iniziando così il Giubileo della Misericordia con un leggero anticipo. È un fatto eccezionale: è la prima volta che un Anno Santo è aperto prima in questa (più che) periferia del mondo: il Centrafrica! Leggi Tutto 
La visita del Papa in Centrafrica 2 Alle 17 il Papa è davanti alla Porta Santa della Cattedrale! Parla in Francese e Italiano, e dice che oggi Bangui è la capitale spirituale del mondo! E chiede (in Sango) a tutti di ripetere con lui: Ndoye. Siriri (Amore, Pace) e la folla all’interno e all’esterno della Cattedrale lo ripete con forza. È un momento molto emozionante! E poi il Papa apre la Porta Santa del Giubileo della Misericordia! Leggi Tutto 
La visita del Papa in Centrafrica 3 Finalmente arriva il Papa, accolto con un’ovazione che coinvolge le circa 30 mila persone all’interno dello Stadio, e le altre decine di migliaia che sono fuori. Arriva con una semplice camionetta Toyota, senza vetri antiproiettile. Con la stessa macchina è appena andato al Km 5, teatro di scontri tra musulmani e non musulmani. È un po’ uno schiaffo ai Caschi Blu e alle Nazioni Unite, che in quei quartieri non ci vanno, o, se proprio ci devono andare, ci vanno con i mezzi blindati… Leggi Tutto
la storia/2
Tra cristiani e musulmani siamo fratelli. Dobbiamo dunque considerarci come tali, comportarci come tali. Sappiamo bene che gli ultimi avvenimenti e le violenze che hanno scosso il vostro Paese non erano fondati su motivi propriamente religiosi. Chi dice di credere in Dio dev’essere anche un uomo o una donna di pace. Cristiani, musulmani e membri delle religioni tradizionali hanno vissuto pacificamente insieme per molti anni. Dobbiamo dunque rimanere uniti perché cessi ogni azione che, da una parte e dall’altra, sfigura il Volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune. Insieme, diciamo no all’odio, no alla vendetta, no alla violenza, in particolare a quella che è perpetrata in nome di una religione o di Dio. Dio è pace, Dio salam. 
 Incontro con la Comunità Musulmana, alla Moschea Centrale di Koudoukou, Bangui (Repubblica Centrafricana).
Salam alaikum!
Il Documentario andato in onda su TV2000, durante la prima puntata di Beati-Voi/70 Volte 7. “Chiunque tu siaâ€, antologia di storie che spingono a riflettere su quanto sia importante imparare a perdonare, o almeno a provarci. Le ha raccolte il regista Riccardo Cremona a Romena, in provincia di Arezzo, nella fraternità di Don Luigi Verdi, il sacerdote che insegna il perdono attraverso l’ascolto e la comprensione.
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“Cosa fare perché un fanatismo ideologico non ci rubi un fratello, non ci rubi un amico?â€. C’è una parola che può sembrare scomoda, ma non la voglio evitare perché voi la avete usata prima di me: l’avete usata quando mi avete portato i rosari, contando i rosari che avete pregato per me; l’ha usata anche il Vescovo, quando vi ha presentato, e ha detto che vi siete preparati a questa visita con la preghiera. Per me, una difficoltà è un cammino di distruzione, oppure è una opportunità per superare la mia situazione, quella della mia famiglia, della mia comunità , del mio Paese? Il tribalismo distrugge una nazione; il tribalismo vuol dire tenere le mani nascoste dietro la schiena e avere una pietra in ciascuna mano per lanciarla contro l’altro. Il tribalismo si vince soltanto con l’orecchio, con il cuore e con la mano. (Papa Francesco ai giovani Keniani) Il tribalismo non è una peculiarità dell’Africa, ma è un po’ l’atteggiamento di tutti coloro che si sentono superiori agli altri, che non riescono a riconoscere nelle proprie differenze un elemento di ricchezza, di tutti coloro che non riescono ad andare incontro all’altro con sentimento di Misericordia. Allora, se ci guardiamo dentro, capiamo che riguarda ciascuno di noi ogni volta che difendiamo i nostri egoismi facendo del prossimo un nemico. 
 Dinamica di Gruppo della Misericordia Come gesto missionario da portare durante gli incontri con il vostro gruppo, in comunità , in famiglia, per quest'anno della Misericordia, vi proponiamo lo stesso gesto che il Papa ha fatto con i giovani keniani, durante il loro incontro allo Stadio Karasani: Primo Momento: “Io vi voglio invitare adesso, tutti voi giovani, a prenderci tutti per mano; ci alziamo in piedi e ci prendiamo per mano come segno contro il tribalismo. Tutti siamo un’unica nazione! Siamo tutti un’unica nazione! Così deve essere il nostro cuore. Il tribalismo non è soltanto alzare la mano oggi, questo è il desiderio, ma è la decisione. Ma il tribalismo è un lavoro di tutti i giorni. Vincere il tribalismo è un lavoro di tutti i giorni; è un lavoro dell’orecchio: ascoltare l’altro; un lavoro del cuore: aprire il mio cuore all’altro; un lavoro della mano: darsi la mano l’uno con l’altro...†Secondo Momento: A giro, chi se la sente, potrà dire un atteggiamento che secondo lui richiama il concetto di Tribalismo, espresso poc'anzi da papa Francesco. Terzo Momento: A questo punto, sempre tenendoci tutti per mano, diciamo: “No al tribalismo!â€, per 3 volte.
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